martedì 10 giugno 2008

Ho due gatti che sono la gioia e la disperazione della nostra famiglia

SPEEDY

Da tempo Federico desiderava un gattino che gli tenesse compagnia in casa.
Papà era consenziente. Io molto titubante.
Avevo già sperimentato i pesci rossi, le tartarughine d’acqua, un porcellino d’India.
“Il gatto no – dicevo a Federico – il gatto va seguito.
Graffia, distrugge e poi se ce ne andiamo a chi mai lo lasciamo ?
Se si accoglie un animale lo si cura, non lo si abbandona.
Il gatto no, lasciamo stare, e non ne voglio più sentir parlare !”.
Qualche mese più tardi, una sera d’estate, lassù in montagna, il fato ci mandò un ragazzino con in mano un piccolo gattino.
Un batuffolo bianco di pochi mesi appena, che si lamentava impaurito.
Gli occhi imploranti di Federico e quel penoso miagolio fecero sparire tutte le mie incertezze:
Ti presi in mano, Speedy, e dissi: “Avete vinto voi, ebbene sia”.
Così entrasti a far parte di questa compagnia e non da comparsa, bensì da protagonista.
Ricordo nonna Paola che mi chiedeva quando telefonava: “Come sta la padrona di casa ?” e certo non a me si riferiva …..
Disastri tu ne hai fatti e proprio tanti, ma sei di compagnia, capace di grandi tenerezze e sai portare allegria.
Quando stiro ti accoccoli vicino a me, sopra la sedia E con fare ascetico e lunare, gli occhi affessurati, impassibile e quasi senza respirare, scruti i miei movimenti.
Chissà che cosa senti ? A volte mi piombi in braccio, mi fai le fusa per farti accarezzare e con fare ruffiano tutte le tue marachelle ti fai perdonare.
Quando son giù di morale sembra tu capisca e mi vieni a leccare facendomi coraggio.
Che dire poi quando di sera sotto il letto ti nascondi ad aspettare Chicco e mentre lui si spoglia tu l’attacchi e intavoli una guerra prima di riposare.
E quando il capofamiglia torna a casa è festa grande: in spalla tu gli sali e gli dai il bentornato leccandogli il viso di lato.
Quando poi andiamo al tuo paesello natio dove finalmente puoi scorazzare liberamente, mi accompagni a fare la spesa seguendomi come un cane, superando la paura che hai per l’ignoto pur di passeggiare.
Micina cara, tutto sommato sai che ti dico ? Se esiste un paradiso degli animali, questo è sicuro, tu ci devi andare !

OH ROMEO, ROMEO, PERCHE’ SEI TU ROMEO ?

Percorrevo serena lo stradone che da Caglio reca a Sormano, quando, proprio sul curvone, vedo un gruppo di persone preoccupate guardare giù dal parapetto verso il torrente, estremamente concitate.
Curiosa mi avvicino e cosa vedo? Un coso tutto nero, si un gattino sporco e mal messo che piangeva piuttosto disperato tra ortiche e sterpi.
“Non sappiam che fare, povera bestiola” “Chi lo tira fuori quel micino” “Oh poverino!” Detto, fatto: scavalco il parapetto, mi addentro nelle ortiche, ti agguanto per il collo, ti porto in superficie.
“Che bello, piccolino, peccato non poterlo tenere…” “Nemmeno io lo posso” “E neppure io”.
Così, di punto in bianco, sei diventato un problema mio.
Oggi, Romeo, sei un bel gattone A pelo lungo, lucido e setoso, lo sguardo vigile e vivace la coda che è un piumino ritta e volta al cielo.
Speedy, la gatta senior della nostra casa ancora non ti accetta e rogna sempre quando ti vede.
Però se non ci sei ti va a cercare giusto per litigare.
Se fossi un umano dico che saresti un buon scienziato.
Studi ogni particolare: l’acqua che scende dal rubinetto del lavandino, le immagini del video del computer, la stampante in funzione, gli spot televisivi, anche il telegiornale ….In fatto d’arte, invece, non sei un grande estimatore.
Quando dipingo, passeggi sulle tele, lecchi l’olio di lino, giochi coi pennelli, ti sdrai sui bozzetti e non mi lasci lavorare. Sicché ti devo isolare.
L’altro giorno ne hai fatta una grossa: quel dipinto fresco dai contorni nitidi e delineati, eccolo d’improvviso bello sfumato e il pelo della tua coda tutto colorato.
“Ma chi me lo fa fare, mi son detta”. Tu mi guardi con quegli occhi gialli, sbadigli, poi mi lecchi facendomi le fusa e mi condisci su come un salame.
Oh Romeo ….



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